lunedì 28 ottobre 2019

#07-Film

Il film che ho scelto è forse il più rappresentativo tra quelli girati a Wuhan, in quanto fu l'unica pellicola orientale a partecipare al Festival di Cannes nel 2006, nonostante la mancata approvazione da parte della rigida censura cinese e in seguito a questo atto di insubordinazione il film fu definitivamente bandito dall'intero stato.

Titolo: Summer Palace
Regista: Lou Ye
Rilasciato il: 18 aprile 2006 
Durata: 140 minuti

La vicenda si articola intorno alla vita di Yu Hong, una giovane studentessa costretta ad abbandonare il paese di campagna in cui vive per proseguire nella sua formazione universitaria, durante gli anni delle proteste di piazza Tienanmen. Le vicende politiche tuttavia costituiscono solo uno sfondo alla narrazione, ampio spazio è infatti concesso alla storia d'amore tra la protagonista e il fidanzato Zhou Wei, molto intensa ma al contempo frivola e libertina.  Gli eventi prenderanno successivamente una piega drammatica, con l'abbandono degli studi da parte di Yu, l'interruzione di gravidanza e infine il suicidio del fidanzato, all'interno di un contesto desolante in cui le libertà personali vengono schiacciate in favore di un capillare controllo dello statale. 

La pellicola tenta timidamente di rompere i tabù che riguardano la storia cinese contemporanea, scegliendo come teatro della narrazione un periodo storico di fermento culturale e sociale, che ebbe ripercussioni anche in Europa negli anni immediatamente successivi. Eventi di enorme portata vengono tuttavia messi in secondo piano per creare un clima più intimo, focalizzato su sogni e speranze dei giovani protagonisti, che incarnano perfettamente la generazione di universitari che ha vissuto la fine degli anni '80 in Cina. La violenta censura che ha colpito il regista e la sua opera sono un chiaro esempio del clima di repressione e negazionismo che velatamente affligge ancora oggi la Cina del ventunesimo secolo. La massiccia presenza di scene erotiche sembra quasi voler ricondurre il sesso ad una dimensione salvifica, come se l'unica fuga possibile dalla drammatica realtà di repressione fosse l'amore: nudo e crudo, violento e passionale, adultero e doloroso. 


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